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Ridurre il riassorbimento dei blocchi autologhi coi biomateriali

Un recente studio con risultati a distanza di 10 anni ha mostrato che il riassorbimento dei blocchi di osso autologo è minimizzato se l’innesto prevede anche l’uso di un sostituto osseo a lento riassorbimento e di una membrana in collagene.1
30. September 2016

I blocchi di osso autologo prelevati dalla regione retromolare o dal mento rappresentano il gold standard per la rigenerazione di atrofie ossee orizzontali estese. I vantaggi di questo approccio sono la stabilità meccanica e la capacità di stimolare la formazione di nuovo osso da parte dei blocchi. I principali svantaggi sono la morbilità legata al sito di prelievo e il marcato riassorbimento dell’innesto in situ. Il tasso di riassorbimento riportato dalla letteratura varia tra 18 e 60%.2-8
 

I biomateriali con un basso tasso di riassorbimento riducono significativamente anche il riassorbimento dei blocchi autologhi

La copertura dei blocchi di osso autologo con un biomateriale a lento riassorbimento e una membrana in collagene bistrato minimizza la contrazione dell’innesto.9-10 Alcuni ricercatori svizzeri sono stati in grado di misurare il riassorbimento minimo che si verifica nell’arco di 10 anni.1 Lo studio ha incluso 42 pazienti con 58 siti stati trattati con blocchi d’osso, prelevati dal ramo o dal mento, e coperti con granuli di Geistlich Bio-Oss® e membrana in collagene Geistlich Bio-Gide®. Il posizionamento degli impianti è stato effettuato dopo 6 mesi ed il controllo a più lungo termine è avvenuto dopo 10 anni: su 38 pazienti (52 siti) esaminati, il successo implantare è stato 98.1% (secondo i criteri di Buser et al. e Albrektsson et al.11-12 L’innesto era riassorbito solo in minima parete: la media era 0.38 mm, pari al 7.7%. Il riassorbimento dell’innesto era più pronunciato nelle donne e nei casi in cui il blocco proveniva dalla regione retromolare rispetto al mento.
 

Bibliografia:
  1. Chappuis V, et al.: Clin Implant Dent Relat Res 2016, Jul 31
  2. Widmark G, et al.: Int J Oral Maxillofac Surg 1997; 26: 106–109
  3. Ozaki W, Buchman SR.: Plast Reconstr Surg 1998; 102: 291–299.
  4. Antoun H, et al.: Clin Oral Implants Res 2001; 12: 632–639.
  5. Cordaro L, et al.: Clin Oral Implants Res 2002; 13:103–111.
  6. Maiorana C, et al.: Int J Periodontics Restorative Dent 2005; 25:19–25.
  7. Sbordone L, et al.: Int J Oral Maxillofac Surg 2009; 38: 1059–1065.
  8. Dasmah A, et al.: J Craniomaxillofac Surg 2012; 40: 654–659.
  9. von Arx T, Buser D.: Clin Oral Implants Res 2006;17(4): 359–366.
  10. Cordaro L, et al.: Clin Oral Implants Res 2011; 22(10): 1145–1150
  11. Buser D, et al.: Clin Oral Implants Res 1990; 1: 33–40.
  12. Albrektsson T, et al.: Int J Oral MaxillofacImplants 1986; 1: 11–25.